DEMOCRAZIA E COSTITUZIONE SULLA SCENA TRAGICOMICA DEL PRESENTE (parte terza: buon 2023)

Guardandolo dal profilo politico, attraverso il prisma della democrazia costituzionale e dei diritti, il nuovo anno si presenta molto male.
Non sembra diradarsi la turbolenza impressionante che minaccia una guerra atomica, sullo scenario del conflitto fra Russia e Stati Uniti con sede l’Ucraina. Entrambi, infatti, puntano alla “vittoria” e Biden punta al coinvolgimento diretto dei paesi della Nato a partire dall’Italia. Questa, supinamente, obbedisce e invia risorse militari al Governo ucraino ignorando così i principi pacifisti della nostra Costituzione ed esponendo la nostra economia e i nostri territori a preoccupanti ritorsioni e ricatti.
Nei Balcani, la separazione voluta dalla Nato fra Serbia e Kossovo sta dando frutti aberranti: sale alle stelle una tensione che potrebbe degenerare da un momento all’altro; in altre parti, come in Turchia, si scatenano attacchi e bombardamenti contro la popolazione curda del Rojava seminando centinaia di morti fra inermi cittadini senza che nessuno ne parli, ne soffra, si strappi i capelli e invochi invii di armi per i resistenti; in Iran, il popolo, le donne e le bambine sono perseguitati, repressi e massacrati da un sistema sanguinario; il popolo palestinese è vittima di un intensificarsi delle aggressioni da parte del nuovo governo Netanyahu, ma anche qui, i “benpensanti” nostrani non si pongono nemmeno lontanamente il problema della solidarietà con quelle popolazioni aggredite da quasi ottanta anni. E si potrebbe andare avanti, visto che nel mondo di guerre di aggressione e aizzate dalle superpotenze ce ne sono circa trenta.

In Italia, per osservare i nostri guai, dal punto di vista delle scelte economiche di Governo, basterebbe solo dare un’occhiata alla legge di bilancio 2023 (approvata ponendo la questione di fiducia: il metodo è sostanza) per vedersi proiettati, nel prossimo futuro, in uno scenario triste: conferma e ampliamento dell’iniquità fiscale; mortificazione dei più poveri; conferma della legge Fornero e modifica unilaterale delle indicizzazioni delle pensioni in essere; ampliamento smodato della precarietà (si ripropongono i voucher senza tutele); riduzione delle risorse per sanità, scuola e trasporto pubblico; conferma del divario di genere. Per i poveri assoluti, in particolare (che sono arrivati ad oltre 5 milioni), il Governo punta a far cassa con l’annunciato “superamento” del Reddito di Cittadinanza dal 2024, cominciando dall’anno appena entrato. Senza parlare della c.d. Tassa piatta che fissando la tassazione dei redditi da lavoro autonomi al 15% fino a 85 mila euro, punta, da un lato, a smantellare il sistema progressivo della contribuzione fissato in Costituzione nell’art. 53, 2° comma; dall’altro, crea una grande iniquità: lavoratori dipendenti e pensionati saranno tassati il doppio di chi percepisce redditi tre volte superiori.

Ma sul piano politico e delle regole del gioco democratico fissate in questa Costituzione (quella su cui giurano tutti i governanti) l’anno che è appena entrato porterà cambiamenti consoni alle scelte economiche antidemocratiche appena descritte (per brevità ne ho riportate solo una parte). Per operare più agevolmente in favore di leggi autoritarie, antidemocratiche, contrarie ai diritti fissati nella Costituzione, e per zittire o deformare il ruolo del principale garante di tali diritti, la Corte costituzionale, infatti, occorre manomettere la Costituzione repubblicana. Con questo fine si punta a tre obiettivi principali che non sono propugnati solo da questo Governo, ma anche da quelli precedenti appartenuti alla destra e alla c.d. “sinistra”. Eccoli: 1) – presidenzialismo. O almeno semipresidenzialismo purché costituzionalizzi la prevalenza del Governo sul Parlamento (quindi, addio al Parlamentarismo); 2 – dipendenza della magistratura dal Governo (dietro il paravento della separazione delle carriere e invocando per i governanti inimmaginabili posizioni da legibus solutus come nello Stato liberale di duecento anni fa); 3 – autonomia differenziata: un sistema di rapporti fra Stato e regioni e fra le stesse regioni che determinerebbe una profonda differenziazione dei servizi essenziali (come scuola, sanità, lavoro ecc..) fra nord e sud, privilegiando le regioni del nord e abbattendo di fatto il principio costituzionale dell’unitarietà della Repubblica contenuto nell’art. 5 della Costituzione.

Lo stravolgimento della Costituzione è dunque all’ordine del giorno di questo Governo, questa volta, popolato da fascisti (si abbia il coraggio di chiamare con il loro nome chi non esulta alla ricorrenza del 25 Aprile e osanna il Movimento Sociale Italiano). Ma il 2023 deve essere un anno di lotta per la difesa della Costituzione dei diritti e della democrazia. È un impegno per le forze autenticamente di sinistra (perché è inutile negarlo, esiste anche la sinistra falsa! Faccio qui rinvio al mio articolo Democrazia e costituzione sulla scena tragicomica del presente, parte seconda: il trionfo degli equivoci, primo dicembre 2022, in questo blog). Ci sarebbe, tuttavia, almeno una condizione di chiarezza per non abbattersi, affinché si resti ottimisti in una posizione di vigilanza e di lotta per difendere la Costituzione e tornare, semmai, a pretendere la sua attuazione. Si tratta di un altro equivoco: si è seminata ad arte nella buona fede dei cittadini un falso concettuale che suona così: “questo governo è stato votato dalla maggioranza degli italiani, quindi, questi non protestino dopo averlo votato, lo facciano lavorare e basta”. Manca solo che si aggiunga “credere e obbedire!”. Ebbene, per non perdere la speranza e la voglia di combattere per la democrazia costituzionale cominciamo da qui: questo Governo non è stato eletto dalla maggioranza degli italiani, ma nominato dal Presidente della Repubblica dopo un’elezione fatta con una legge elettorale antidemocratica e anticostituzionale a cui ha partecipato poco più della metà degli elettori italiani (non degli italiani: anche i bambini sono italiani). Esso rappresenta, semmai, un’esigua minoranza degli italiani. «… tenendo conto che il conteggio si effettua sui voti validi, Fratelli d’Italia che ha ottenuto il 26%, in effetti ha ottenuto all’incirca il 15,6 % dell’intero elettorato; il PD, con il 19% in effetti ha ottenuto all’incirca il consenso dell’11.5% dell’elettorato; la lega, il 4,8% e così via». Così mi esprimevo in un precedente articolo su questo blog lo scorso 30novembre 2022 (democrazia e costituzione sulla scena tragicomica del presente, parte prima: primo approccio). Ad tale articolo rimando per spiegare meglio che in un Parlamento dimezzato da una scellerata riforma costituzionale voluta da sprovveduti avventurieri, grazie a una legge elettorale voluta da chi ha aperto la strada al fascismo, siede in prevalenza la rappresentanza delle segreterie dei partiti di maggioranza (non degli italiani..), e che questa maggioranza rappresenta un’esigua minoranza del popolo italiano. Diciamolo ai cittadini, ai giovani, alle donne.

E’ questo il mio augurio di buon 2023: è un messaggio culturale. Spieghiamo, chiariamo, parliamo con tutti, con i giovani nelle scuole, nelle piazze con i cittadini. E’ un messaggio di lotta per la democrazia costituzionale, i diritti, l’eguaglianza sostanziale, il lavoro e la pace.